sabato 23 febbraio 2013

No Leaf Clover

A volte nel corso di un lungo viaggio è necessario voltarsi, guardare da dove tutto ciò è partito, il punto d'inizio esatto. E' opportuno ricordarsi che ogni cosa che siamo, che abbiamo voluto e che vogliamo, è partita proprio da lì.
E pensare che in quel momento non ci pensi proprio per niente... non capisci il significato di quell'istante, non ne comprendi l'immenso potenziale e nemmeno immagineresti possa diventare come le fondamenta di una casa, dove tutto ciò che viene costruito dopo ruota intorno ad esso.
La cosa che trovo straordinaria è che ognuno ha il suo momento... proprio per questo poi ognuno percorrerà una strada diversa, insostituibile, speciale, unica.
Ma credo esista un elemento in comune per tutti: questo attimo, così fortuito, fa breccia nel cuore come fosse una freccia, la quale una volta impiantata non si staccherà mai da lì.
Perchè, se vogliamo rendere magnifica la nostra meta, il nostro viaggio va percorso più con il cuore che con la mente.

Un CD sfilato per caso dalla collezione di mio fratello, un caldo pomeriggio d'estate e la mia matita che smise di scrivere nell'immediato, non appena questa melodia cominciò a sprofondare lentamente, secondo dopo secondo, dentro la mia anima.
Aver chiaro che a distanza di 12 anni quello fu il mio punto d'inizio è stupefacente, bizzarro è invece aver scoperto solo ora che il testo di questa canzone parli esattamente di quello che questo viaggio mi ha riservato fin'ora e, presumo, di quello che questa vita ha ancora da offrirmi per molto, moltissimo tempo.

No Leaf Clover (Metallica)

giovedì 21 febbraio 2013

La proposta della Provincia "La settimana corta"

A Verona vogliono istituire la settimana corta nelle scuole, ovvero lezioni solamente dal lunedì al venerdì. A chi va il "merito" di questa geniale idea? A quello che in modo decisamente lusinghiero chiamiamo servizio di trasporto pubblico veronese, insomma, all'ATV. I tagli della regione non gli consentono di "mantenere" i servizi speciali per le scuole... o almeno questa è la loro giustificazione. Si perchè in effetti di entrate, a parte quelle di biglietti/abbonamenti salatissimi (un esempio? andata e ritorno da Castel D'Azzano a Verona €5,60, con l'equivalente in gasolio vado fino a Vicenza senza problemi e ne avanzo), a parte quelle delle multe per sosta negli stalli blu, a parte quelle derivanti dai loro parcheggi in centro, a parte tutte queste "misere" entrate, altre non ce ne sono. Eppure in Inghilterra ho saputo che il trasporto pubblico è sostenuto solamente dai soldi di chi acquista i biglietti e usufruisce del servizio. Magia? Si. Proprio come quella che vede un bilancio 2010 chiudere in attivo di 20.000€ e un bilancio 2011 chiudere in passivo di 3.200.000€. Eeee? E dove son finiti tutti sti soldi? Nella borsetta di Mary Poppins?? "MIGA BRUSCANSOLI!" come urlerebbe mio nonno, pace all'anima sua. 
E poi chiediamoci pure perchè la regione ha tagliato i fondi per il trasporto pubblico veronese mooolto più che non nelle altre città! 1 + 1 = 3 (?) 
Quindi, oltre ai tagli di corse dello scorso anno, oltre agli autisti dall'anima stronza, anzi stronzissima, presenti nell'organico aziendale, oltre ad autobus usciti direttamente dal dopoguerra (mi riferisco alla prima delle due mondiali, chiaro) senza riscaldamento e che inquinano più di una mototrebbia a cherosene, ci tocca pure di vedere "la settimana corta" scolastica.
Ben felici saranno gli studenti, i quali si vedranno liberare praticamente il venerdì sera. Già adesso la maggior parte di loro fa meno di un decimo di quello che dovrebbe fare, adesso che li tocca "la settimana corta" (ed "il weekend lungo") figuriamoci... Ovviamente non ce l'ho con gli studenti delle scuole medie e superiori, che poco pensano al loro futuro, ce l'ho con chi non li sa educare e disciplinare, ovvero i genitori dai metodi di educazione innovativa ("Ma si cara! Compriamogli un iPad per i suoi 12 anni, altrimenti poi si sentirà poco figo in classe! E poi viene sempre utile un iPad..." neanche fosse un manager di qualche multinazionale sto poro buteleto...) e la scuola, con professori che sempre meno hanno a cuore la loro professione e sempre più sono vittime dei già nominati genitori.
E se questo è il nostro futuro, allora siamo in una botte di ferro!
Aspetta che la riempio di birra, così almeno posso affogare cotanta tristezza nell'alcol...

lunedì 18 febbraio 2013

Maiuscolo o minuscolo

Ciao a tutti cari lettori, oggi voglio parlarvi di un pensiero nato nientepopodimeno che dal nostro carissimo e amatissimo Festival di Sanremo, il festival della canzone italiana. La cosa più incredibile è che la rispecchia proprio a fondo, compreso quel tratto caratteristico che ultimamente tutte le canzoni della musica leggera sembrano aver acquisito all'unanimità: il fenomeno meteora. Nel linguaggio radiofonico la meteora è una canzone che raggiunge un incredibile successo in poco tempo, ma fondamentalmente dalla vita breve, proprio come una meteora che entra nell'atmosfera del nostro pianeta, si sgretola e "decide" di cadere, che ne so, magari in Russia (ogni riferimento è puramente casuale). Si oggi ho deciso anche di abbandonare il solito modo di scrivere per adottare quello in stile "conversazione da bar", visto lo spessore dell'argomento che tratterò. Non preoccupatevi, in fondo in fondo anche oggi fornirò uno spunto di riflessione.
Torniamo a noi, o meglio, alle meteore.
Prendiamo il nostro caro Mengoni...che talento vocale ragazzi, penso che sia in grado di cantare qualsiasi cosa, è in possesso di una voce strepitosa, di un timbro che può piacere o non piacere, ma soprattutto di una grande capacità di cantare dal vivo con una grazia invidiabile. Eppure non arriva altro che la sua voce, come quella di tutti i cantanti con la "c" minuscola.
A chi mi riferisco?
A tutti coloro che scelgono la strada dello studio vocale per ottenere la capacità di sbalordire con il proprio canto. A tutti quelli che considerano più importante il proprio vibrato della propria intenzione, a tutti coloro che pensano più a quanto sia perfetta la loro intonazione che alla parola che stanno cantando.
Quando ascolto questi cantanti... beh mi sembra di vedere un quadro incredibile nella sua quasi-perfezione, ma privo di anima.
Lo guardo, lo ammiro, esco dal luogo dove si trova ed entro dieci minuti è già passato nel mio dimenticatoio.
Non di certo come quel Quadro, posto il più delle volte nell'angolo più nascosto, ricco di imperfezioni, sbavature, ma dallo stile unico e inconfondibile... perchè è proprio quel Quadro a piantare le sue radici nella tua anima, e da lì non se andrà più via.
Lo stesso per me vale per i Cantanti, quelle Voci che forse non sanno nemmeno cosa voglia dire esser dei "virtuosi", ma perchè a loro non interessa... non ne hanno neanche bisogno.
Loro sono quelli che sanno arrivare dove gli altri non sanno, sono i Cantanti con la "C" maiuscola, sono coloro la cui voce è solo un piccolo frammento rispetto a tutto quello che arriva ai nostri cuori quando li ascoltiamo.
Io personalmente penso che si possa definire un dono questo, un dono che la natura ci offre, ma credo anche che nel nostro percorso possiamo scegliere cosa essere, forse non in tutto, ma quasi.
Per esempio?
Beh, si può scegliere se esser degli Amici o degli amici, delle Persone o delle persone, dei Genitori o dei genitori.
Si può scegliere se Amare o amare, se essere Speciale per qualcuno o speciale per tanti.
Si può scegliere di non amare la perfezione nelle cose,
ma di fare il possibile per poter guardare ogni giorno quel Quadro, così imperfetto, così ricco di sbavature,ma dallo stile unico e inconfondibile.

sabato 16 febbraio 2013

Punto e a capo

A volte basta davvero poco per riordinare ogni singola priorità.
Una voce al telefono, spezzata, che ti riporta a capo.
Proprio come un punto.

Quell'istante prima...

Quell'istante prima...
...di dare un esame importante, sul quale sono stati investiti energie e tempo,
...di cominciare la prima giornata di lavoro presso la nuova azienda,
...di salire sul palco per suonare davanti ad un pub gremito di gente,
...di saltare dal ponte con solo un elastico legato ai piedi come sicura,
...di baciare la persona che ti piace, dopo una serata passata con lei,
...di tuffarti in mare da uno scoglio di sei metri,
...di scattare una foto, immortalando per sempre un frammento di tempo infinitesimale,
quell'istante prima di compiere qualsiasi cosa a cui teniamo troppo per vederla fallire.

E' incredibile come le emozioni più intense si scatenino in un solo istante, in quell'unico momento dove tutto è a nostro favore, tranne che i nostri pensieri, sempre così negativi sul nostro immediato futuro, sempre così assenti su quello lontano.
Eppure è proprio la nostra natura che dobbiamo ringraziare, perchè ci prepara alle delusioni con razionalità, ma soprattutto sa darci la possibilità di assaporare ogni dettaglio del nostro successo, 
per non dimenticarlo mai.
Perchè è proprio la nostra natura che sa scuotere così violentemente le corde della nostra anima e ci fa sentire insicuri, instabili, vivi.

martedì 12 febbraio 2013

Il punto di equilibrio

Quell’attimo di stasi, di calma apparente, in cui tutto sembra aver raggiunto una stabilità. Sembra.
Perché in quest’attimo dove tutto sembra esser immobile, in realtà confluiscono infinite forze in continuo movimento, in un reciproco eterno condizionamento, che ci ricordano quanto possa durare poco questa fantastica sensazione.

Sta a noi decidere di apprezzare questo momento, in cui ogni cosa sembra perfetta, in cui ci sentiamo bene ed abbiamo la sensazione che nulla ci possa destabilizzare.
A noi la scelta di ricercare costantemente gli elementi necessari a mantenerlo, perché essi sono anche gli elementi per una vera felicità.

sabato 9 febbraio 2013

When the lights are down...

Every move you make creates your destiny.
Assolutamente... ogni passo compiuto, ogni errore, ogni conquista, contribuisce in qualche modo a determinare ciò che siamo, ciò che diventeremo e dove andremo.
Ma "quando le luci si abbasseranno", quando usciremo dalle scene, che cosa ci rimarrà di tutto ciò? Credo soltanto l'amore delle persone attorno a noi ed il loro calore. Credo.

 

martedì 5 febbraio 2013

Smog.

Una parola, come tante altre. Un significato che, oramai, passa spesso sottobanco. Un po’ come tutte quelle cose che sappiamo essere un cancro per la nostra esistenza, ma che alla fine non ci tocca più di tanto. O per comodità preferiamo pensare che sia così.

Questa mattina, una fredda mattina invernale come tante altre, scendo giù in garage per scaldare lo scooter qualche minuto, prima di imboccare la strada per il lavoro sfrecciando nel traffico mattutino.
Dopo qualche minuto mi ricordo del perché odio così tanto lavorare in centro. La congestione di macchine e autobus rende l’aria un inferno, è irrespirabile a tratti e mi sembra che, ad ogni boccata d’aria, una parte di me contragga qualche nuova e bizzarra patologia.
Odio le auto, ancor più gli autobus, i quali probabilmente hanno effettuato l’ultimo controllo dei gas di scarico nel lontano dopo guerra degli anni ’50.
La cosa che sembra paradossale è che esistono le auto elettriche, tempo fa era stato anche ideato un motore a idrogeno, i quali inquinano praticamente meno dei bovini presenti in Lessinia.
Tanto paradossale non lo è più se poi pensiamo agli interessi che circolano attorno al mondo del petrolio.
Quindi un po’ la colpa si può dire che sia anche “loro”, di quei potenti che governano il sistema economico, ma siamo anche noi un po’ tortellini a lasciargliela vinta così.
C’è della gente che prende l’auto per andare a far spesa nel supermercato sotto casa. Nel percorso casa-lavoro si muove una macchina per persona, invece di mettersi d’accordo per condividerne una soltanto fra chi più o meno ha lo stesso tragitto da percorrere.
Per carità, se proprio non lo si vuol fare per socializzare, per lo meno facciamolo all’insegna del risparmio economico sul carburante!
Ma in che società di spilorci e disinteressati viviamo?
Ovviamente esistono anche gli opposti di questa medaglia, fatta di pesante monossido di carbonio, ovvero quelli che come me, con l’aprirsi della bella stagione, decidono di andare al lavoro in bicicletta in nome del salutismo, passando per le vie del centro città. Il risultato è stato che probabilmente un aerosol a base di ossido di azoto sarebbe stato una panacea al confronto.
Ecco perché adoro la montagna, perché è uno di quei luoghi dove la presenza dell’uomo è ancora tollerabile.
Una cosa è certa, quando andrò a vivere per i cavoli miei la risposta alla domanda “dove?” sarà fortemente condizionata da tutto ciò.

lunedì 4 febbraio 2013

Caldo, freddo.

Una folata di vento gelido mi raffredda la pelle, ma dentro mi sento caldo come non mai. Vado avanti...
Una questione si fa difficile, ma la affronto. Non mi tiro indietro.
Una puttana alza il braccio, mi invita ad accostare per un facile piacere ad un basso prezzo, ma non mi fermo.
Gli amici "migliori" si voltano nei miei momenti peggiori, ma così ora so bene chi sono.
Al lavoro o a scuola mi spalano merda addosso, ma io continuo a darci dentro, a fare del mio meglio.
Mi viene offerta la droga come soluzione, ma io mi tiro indietro. Passo per "debole".
La moto mi lascia a piedi, proprio così distante da casa, ma c'è qualcosa che mi fa lottare.
Una persona cara rischia la vita, ma io le sono vicino nel dolore, non so cosa dire...ma io ci sono.
Dicono che tutto ciò accade perchè credo in qualcosa... ma in cosa?
Dicono che esistono strade più semplici per essere felici, eppure mi ostino a scegliere la peggiore, la più complicata.
Dicono anche che in questa vita il freddo sia sempre in agguato, che puoi far qualsiasi cosa per prepararti ad affrontarlo, ma che poi non lo resisterai un secondo al suo arrivo.
Ma io continuo a camminare in questa fredda tormenta di neve.
Non so nemmeno dove stia andando, ma insisto. Non mi fermo.
Forse perchè sono un folle.
Forse perchè credo in qualcosa. Ma in cosa??
Ciò che so per certo è che quella folata di vento mi farà gelare il sangue, ma non riuscirà a spegnere mai la mia fiamma.

sabato 2 febbraio 2013

La prospettiva

Esperienze positive e negative, successi e fallimenti, obiettivi raggiunti e difficoltà. Ogni persona prima o poi si ritrova a dover affrontare tutto questo. La cosa simpatica è che quasi sempre sono i lati negativi della vita quelli che hanno molto più da insegnare; sono quelli i momenti che ci danno l’opportunità di crescere nello spirito.
Ma davvero pochi riescono a farlo.

Talvolta i problemi segano letteralmente le gambe, sembra che non ci sia nessun appiglio da prendere per sollevarsi e, piano piano, le energie si esauriscono. Si perde la lucidità necessaria a proseguire e questo logoramento condizionerà il resto della vita.
Purtroppo la forza d’animo è qualcosa che, una volta che ha preso un senso di rotazione, preferisce sempre e solo quello, sia esso in positivo che in negativo. Fermarla per invertirne la corsa è impresa assai ardua.

Ma perché può capitare tutto questo?
Ci sono molte risposte che potrei darmi a questa domanda. Ma al di là di un’ampia considerazione che posso fare sul contesto ovvero, quanto impervia ci può apparire una via, la presenza o meno di un supporto, il senso di sicurezza maturato dentro di noi fino a quel momento… il primo dato di fatto è che davanti al nostro ostacolo siamo soli.
E se non troviamo dentro di noi il modo di superarlo è inutile sperare che qualcun altro lo faccia al posto nostro, anche perché non avrebbe senso.
Qui la gente spesso compie soltanto un misero tentativo di risoluzione al problema (a volte nemmeno quello), i più “caparbi” potrebbero farne due e nello stesso identico modo.
Ma se lo hai già provato e non ha funzionato, perché continuare a sbattere la testa contro il muro? (cambia cacchio, vai di piede dico io!)
Perché effettivamente a cambiare il nostro punto di vista delle cose nessuno ce lo ha mai insegnato e non fa nemmeno parte della nostra natura. In tantissime cose siamo solo e sempre abituati a vedere le cose dai nostri occhi.

Eppure un mio grande amico mi diceva sempre: ”Impara a cambiare punto di appoggio, sposta il tuo peso, sbilanciati, rischia. Forse cadrai, ti farai male, ma di sicuro ti rialzerai e ci riproverai, piuttosto che rimanere lì fermo. Ma se non cadrai, se riuscirai a trovare per un istante quel punto di equilibrio di cui hai bisogno, anche solo per un attimo, ti accorgerai di come possa cambiare immediatamente la tua prospettiva sulle cose. E allora sarà tutto molto più semplice.”
Credo sinceramente che questo sia il nocciolo di tutta la questione: la nostra prospettiva su ciò che ci sta attorno.
Non è semplice, ma di sicuro abituarsi a vedere la cose da diverse angolazioni è una vantaggio enorme che si può avere.
Un vantaggio su noi stessi, sulle nostre insicurezze e le nostre paure.

E’ un bel modo per rendersi conto che anche ciò che crediamo di conoscere a fondo in realtà ci può stupire ancora una volta.
Proprio come noi stessi.