martedì 5 febbraio 2013

Smog.

Una parola, come tante altre. Un significato che, oramai, passa spesso sottobanco. Un po’ come tutte quelle cose che sappiamo essere un cancro per la nostra esistenza, ma che alla fine non ci tocca più di tanto. O per comodità preferiamo pensare che sia così.

Questa mattina, una fredda mattina invernale come tante altre, scendo giù in garage per scaldare lo scooter qualche minuto, prima di imboccare la strada per il lavoro sfrecciando nel traffico mattutino.
Dopo qualche minuto mi ricordo del perché odio così tanto lavorare in centro. La congestione di macchine e autobus rende l’aria un inferno, è irrespirabile a tratti e mi sembra che, ad ogni boccata d’aria, una parte di me contragga qualche nuova e bizzarra patologia.
Odio le auto, ancor più gli autobus, i quali probabilmente hanno effettuato l’ultimo controllo dei gas di scarico nel lontano dopo guerra degli anni ’50.
La cosa che sembra paradossale è che esistono le auto elettriche, tempo fa era stato anche ideato un motore a idrogeno, i quali inquinano praticamente meno dei bovini presenti in Lessinia.
Tanto paradossale non lo è più se poi pensiamo agli interessi che circolano attorno al mondo del petrolio.
Quindi un po’ la colpa si può dire che sia anche “loro”, di quei potenti che governano il sistema economico, ma siamo anche noi un po’ tortellini a lasciargliela vinta così.
C’è della gente che prende l’auto per andare a far spesa nel supermercato sotto casa. Nel percorso casa-lavoro si muove una macchina per persona, invece di mettersi d’accordo per condividerne una soltanto fra chi più o meno ha lo stesso tragitto da percorrere.
Per carità, se proprio non lo si vuol fare per socializzare, per lo meno facciamolo all’insegna del risparmio economico sul carburante!
Ma in che società di spilorci e disinteressati viviamo?
Ovviamente esistono anche gli opposti di questa medaglia, fatta di pesante monossido di carbonio, ovvero quelli che come me, con l’aprirsi della bella stagione, decidono di andare al lavoro in bicicletta in nome del salutismo, passando per le vie del centro città. Il risultato è stato che probabilmente un aerosol a base di ossido di azoto sarebbe stato una panacea al confronto.
Ecco perché adoro la montagna, perché è uno di quei luoghi dove la presenza dell’uomo è ancora tollerabile.
Una cosa è certa, quando andrò a vivere per i cavoli miei la risposta alla domanda “dove?” sarà fortemente condizionata da tutto ciò.

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