mercoledì 13 novembre 2013

Capitolo 4: La speranza è sempre ultima a morire

"Qualcosa dentro di me non funzionava più, sentii dentro di me un "click" che fermò per un momento il mondo intero. I colori si dissolsero e la terra battuta del mio sentiero a tratti cominciava a non distinguersi dal terreno circostante.
L'orologio che risiede dentro il mio animo si fermò, rischiai di rimanere prigioniero del tempo per sempre ed il pensiero di non sentire più il ticchettio di queste lancette mi stava terrorizzando.
Ma proprio quando le luci si spensero e l'ombra eterna cominciò a ricoprire il mio corpo, in quel preciso istante in cui si percepisce che la propria mente si sta abbandonando alla follia o, ancor peggio, si sta spegnendo, un leggera brezza dal profumo intenso ha accarezzato le mie guance, si è infilata con forza nei miei polmoni e fermò ciò che mi stava paralizzando; 
mi ha ricordato che niente e nessuno potrà mai farmi smettere di respirare, e finchè avrò ossigeno a sufficienza per sorreggermi in piedi io lotterò, anche se stanca, disidratata e ferita, prima nello spirito che nel corpo.

Io lotterò, anche se proveranno a piegarmi e a spezzarmi, urlandomi contro parole ingiuriose ed offensive, colpendomi e pugnalandomi alle spalle come codardi, giocando d'astuzia per scoprire ogni mio punto debole ed annientarmi.

Io lotterò, anche se la vita diverrà difficile, anche se sarò sola e persino il fato tenterà di incatenarmi nel caos mentale.

Io lotterò e resterò lucida, perchè so che ad ogni passo diverrò sempre più forte e inarrestabile. Riconquisterò le mie energie di un tempo e comincerò a proseguire ogni giorno sempre più veloce. 

E chi mi avrà voltato le spalle verrà soltanto per chiedermi perdono e portarmi di nuovo il loro finto rispetto, tanto è il timore che io possa vendicarmi su di loro abbattendomi come un tifone su una vecchia pianta marcia.
Ma io non glielo concederò... e tanto meno cadrò in comportamenti così sciocchi e privi di valore come la vendetta.

Io lotterò, perchè il mio unico vero nemico che più temo al mondo sono IO, ma finchè mi avrò dalla mia parte, la speranza sarà sempre ultima a morire."

Dopo queste sue parole restiamo diversi minuti in silenzio a fissare il fuoco da poco acceso, attorno al quale ci siamo accampati per passare la notte. Adesso ho finalmente capito cosa mi ha spinto quaggiù, in questo luogo dimenticato da Dio.

martedì 12 novembre 2013

Il Vento

Soffia impetuoso il vento,
abbattendosi su ciò che c'è di buono e di cattivo sulla terra,
estirpando le erbe cattive, 
trascinando con sè i semi 
che nei campi attendevano il loro risveglio.

Soffia impetuoso il vento,
agitando i mari e innervosendo i fiumi, 
gelando gli animi più ambiziosi 
e spegnendo le deboli speranze. 
Resta il silenzio.

Soffia impetuoso il vento,
ma una pianticella, in mezzo al nulla rimasto, 
di piegarsi non vuol saperne. 
Ma il vento non vuol arrendersi. 
Cosi per una notte intera prova a piegarla alla sua volontá, 
abbattendosi su di essa da ogni lato. 
La mattina seguente resta il silenzio 
ed una pianticella in mezzo al nulla. 

Ciò che il vento non sapeva è che,
nonostante le giovani radici, 
questa pianta si nutriva dell'amore di qualcuno, 
di un amore così forte e sincero 
che non avrebbe mai potuto esser sradicata. 
E quando la propria motivazione parte dall'amore, 
nulla può esser abbattuto, 
ma si ergerá sempre trionfante alla luce di un sorriso.

sabato 19 ottobre 2013

Hero of the day

E' inutile credersi tanto degli eroi.
Su questo mondo non siamo nessuno, siamo tutti utili, ma la verità è che nessuno è indispensabile.
Quindi è anche inutile fare tanto i superlativi della situazione sperando di venir pagati con la giusta moneta, perché tanto l'unico che si sa ricompensare sei soltanto tu stesso. E prima lo capisci, prima ti fai un piacere.
Viviamo ormai in un mondo dove fidarsi di qualcuno è veramente cosa difficile, crediamo veramente solo alle cose negative che ci vengono sottolineate: almeno siamo certi che queste siano vere.

Ma io non mi credo per niente un eroe.
Mi alzo ogni giorno per un lavoro che mi piace e che cerco di svolgere al meglio, ma purtroppo per pochi spiccioli rispetto a quanti la vita di oggi ce ne chiede. Nel tempo libero mi dedico alle mie due più grandi passioni, la musica e l'arrampicata.

Mi piace un sacco questa cosa, perché da un lato l'arte è tanto profonda quanto terapeutica, è in grado di mutare i tuoi pensieri più agitati e di calmarli, di suscitare intensissime emozioni che purtroppo pochi fra voi che leggete avranno avuto la fortuna di provare. 

Dall'altro lato l'arrampicata mi tiene in forma, mi insegna che c'è ancora qualcuno di cui potersi fidare e mi fa sentire come se in quel momento tutte le mie energie siano finalizzate a vincere la sfida più importante di tutte: quella con me stesso.
Dovete sapere che non è poi così semplice trovare un compagno con cui praticare questo sport.
Come dicevo all'inizio si fa fatica a volte a prestare una penna fidandosi che torni indietro, figuriamoci mettere la propria vita nelle mani di qualcuno. Non può quindi esser uno sconosciuto, per me dev'essere qualcuno con cui ho stretto un legame forte e col quale condividere pensieri, opinioni e quant'altro: un amico.

Queste sono le persone che non bastano mai e che nel mondo non contano più di tanto, mentre i veri eroi sono da qualche parte a prendersi i nostri meriti e a vestire i panni di qualche "figura essenziale insostituibile"... 
...e poi la sera quando arrivano a casa è già tanto se salutano la moglie e il cane.
Il sottile confine tra il credere di essere degli eroi e non crederlo è sottile quanto quello tra l'esser dei buffoni o delle persone speciali che nel momento della caduta ti fanno sicura. 
Basta un passo mentale e lo sei, un passo che mette al primo posto l'orgoglio, l'ambizione, l'egocentrismo e la propria superiorità.
No, grazie. 
Se un giorno manco un appiglio e cado rovinosamente non dirò in giro che ho chiuso quella via tanto difficile. 

Fa male esser sinceri con se stessi a volte, ma sto meglio così. Lascio fare l'eroe a chi se ne intende di più.

mercoledì 2 ottobre 2013

Anello di Servizio

"...everything comes to an end" 
Ogni cosa giunge alla sua fine...

...così cita il ritornello di una canzone che avrò ormai ascoltato un migliaio di volte. Sapete, io di solito capisco davvero poco l'inglese cantato, eppure questa frase si è piantata dentro me al primo ascolto, o forse lo è sempre stata sin dalla nascita.

Ogni giorno della mia vita l'ho passato cercando di trovare il giusto cammino, a volte mi sono smarrito, ma in qualche modo ho sempre ritrovato la strada.
Ritornavo me stesso, seppur con qualche ferita, ma nell'ultimo periodo avrei tanto voluto liberarmi in un'unica volta di tutte le cicatrici rimaste, tanto era il loro fardello.

Mi sono guardato dall'esterno, da un altro punto di vista, ed ho visto una persona che, seppur con tutte le buone intenzioni del mondo, non è riuscita a mettere un piede davanti all'altro per schiodarsi dal punto d'inizio, o per lo meno per raggiungere un punto che è sempre stato fisso nella mia mente. "Dove sbaglio?" mi sono chiesto. 
La risposta ha impiegato diversi giorni per arrivare, ma alla fine eccola qui, limpida davanti ai miei occhi: si chiama "Anello di Servizio". 

"E Cosa cavolo c'entra?" vi starete chiedendo..

Ve lo spiego subito.
L'anello di servizio è un particolare anello composto da una fettuccia molto resistente chiusa e cucita, il quale serve per collegare la parte della cintura dell'imbrago di un arrampicatore ai cosciali, distribuendo così lo strattone della corda in modo omogeneo sull'imbrago in caso di caduta.
Alle volte, durante le arrampicate in palestra, capita di dover agganciare il moschettone di sicurezza a questo anello. Il moschettone è a sua volta agganciato alla corda che viene utilizzata dal belayer per far sicura.

All'inizio di ogni scalata non ci faccio mai caso, ma più salgo amici miei e più mi metto a fissare quell'anello... un anello che in quel momento è moschettonato da un lato, mentre dall'altro tiene appesa la mia vita. La mia vita e nient'altro.
Proprio così, più salgo, più i pensieri negativi si accumulano e più i dubbi diventano vere e proprie tragedie nella mia mente, ma tutto questo offusca le mie abilità, non riesco a lasciar libera la mente, la quale si trova legata a delle catene, le catene della Paura.
Paura che quella fettuccia non riesca a tenermi, paura di fidarmi di essa, paura di poter esser tradito non tanto nella salita, quanto in una caduta. In questo modo la salita diventa faticosissima, non riesci più ad esprimere il tuo potenziale e la gente che ti guarda ti accusa per esserti sopravvalutato.

A volte penso che mi piacerebbe poter tornare bambino senza alcuna macchia sulla coscienza, agire secondo tutta la nostra esperienza maturata fin'ora, ma mi rendo conto che la vita non può funzionare sempre per "re-inizi"... queste sono fughe, fughe da tutto, fughe da noi stessi, che ci danno la sensazione di ricominciare, ma che in realtà ci portano sempre al punto di partenza. 

Così è stata la mia vita fino ad ora... ma è giunta finalmente l'ora di darci un taglio.
Non si può vivere nella paura.

Ho imparato finalmente che vivere nella paura ci impedisce di spiccare il volo, di sentire il profumo dell'aria di montagna, di donare il proprio tempo a qualcuno. 
Ci causa enormi sensi di colpa, facendoci credere che prima o poi qualcuno ci presenterà il conto per le cicatrici che portiamo e che abbiamo procurato ad altri... ma non funziona così. Non esiste nessun karma, o se esiste di sicuro non è glaciale e inflessibile così come si possa credere.

La lezione più importante e difficile è stato accettare questo, che nella vita possiamo aver fatto del male, ma che ne abbiamo anche subito.
Con questi occhi nuovi mi sono rivisto e ritrovato, ho ripreso il mio viaggio, notando con stupore che in realtà di pensieri e di cose in questi 25 anni ne ho portati via con me. Non è vero che non ho fatto nemmeno un passo avanti, anzi... ma decisamente questo appena compiuto è il più grande di tutti. Ora posso recarmi verso la mia meta, con passo fermo e spensierato.

E Amici miei... se avete la fortuna di trovare un raggio di sole che la mattina vi riscalda il cuore e la notte si nasconde dentro esso per darvi la buonanotte, non temete, perchè a questo mondo non è vero che tutto ha una fine... già da un po' di tempo non credo più alla frase iniziale di questo post.
Vedete, alcune cose nascono per durare nell'eternità, per abbattere i confini del tempo, ma soprattutto per ricordarci che nessuna strana entità verrà mai a riscuotere i nostri debiti con lei.

Cerchiamo piuttosto di riappacificarci, ma non con gli altri sapete... con noi stessi.
Sarà forse la lotta più difficile, sarà necessario cominciare a camminare per davvero e stavolta dovremo fidarci di quel maledetto Anello di Servizio, ma è soltanto così che si può vivere bene questa vita. 
E alle volte tirarci fuori dalla merda non è poi così indolore e semplice come sembra.




martedì 10 settembre 2013

Capitolo 3: L'incontro

Se mi chiedessero qual è il momento più bello di un viaggio probabilmente risponderei di getto: la partenza e i primi passi. Ci sono l'entusiasmo del cambiamento, di un nuovo inizio ed una buona salute fisica e soprattutto mentale!
Poi mano a mano che si avanza queste cose svaniscono, subentrano la fatica, l'incertezza, la paura di non farcela, e così in men che non si dica, dopo immensi prati fioriti e spazi verdi all'aperto, ti ritrovi davanti ai primi alberi di questo bosco tanto fitto quanto oscuro.

Eccomi proprio qui, sul confine tra la luce ed il buio. Un passo ancora e dovrò seriamente fare i conti con qualcosa che non conosco per niente. Qui tutto è confuso, non puoi contare sulla luce del sole che batte e riscalda la pelle. Al suo posto vi sono il freddo, l'umidità e l'apparente ostilità di questo luogo, che riuscirebbero a scalfire persino le volontà più ferree.
Mi sembra di essere sull'esatto confine tra ciò che io sono con gli altri e ciò che nemmeno so di essere.

Qui terminano tutti i miei entusiasmi e cominciano i sensi di incertezza...
I miei passi avanzano lungo un sentiero che sembra sparire dentro la folta vegetazione...
La luce si allontana...
Fa freddo quiggiù...
So che nessuno mi può sentire... nessuno sa nulla di questo posto e, sinceramente, è la prima volta che ci passo...
Cerco di farmi forza, di farmi coraggio, ma dopo un solo giorno di cammino mi sento completamente perso e angosciato. 
E' arrivato a farmi compagnia persino quel vuoto che sento nella vita di tutti i giorni, ma stavolta è decisamente più pressante...


...Sono giorni che ormai cammino, sento che qualcosa non va, questo bosco diventa sempre più ostile ed io non ho la minima idea di dove stia andando... ho paura di perdermi, di restare intrappolato, di non rivedere più casa, mi chiedo se ero davvero pronto o se forse stavolta mi sono sopravvalutato.
Deciso ad arrendermi, mi volto per uscire più in fretta possibile da questo posto quand'ecco che accade l'inaspettato... 
una mano che scivola e si intreccia con la mia.

In quest'attimo è cambiata ogni cosa: il mio corpo viene invaso da un calore che nessun sole avrebbe mai potuto donarmi, all'improvviso la stanchezza, l'angoscia a cui ero stato abituato nei giorni precedenti e la paura di fallire mi abbandonano, lasciando il posto a nuove forze ed energie, la convinzione che io debba a tutti i costi portare a termine questo viaggio quasi impossibile, con la sensazione di poter superare qualsiasi limite io mi ponga.

"Adesso non siamo più soli" mi volto e vedo lei, una ragazza con il volto segnato dalla fatica, i vestiti rovinati e le gambe piene di graffi.
"Hai ragione, ma forse è meglio se ora ci riposiamo, domani ci aspetta una bella camminata".







giovedì 18 luglio 2013

Capitolo 2: Primi passi

E’ una sensazione sempre abbastanza strana muovere i primi passi.
Da un lato c’è l’entusiasmo, la voglia di avventurarsi in un nuovo viaggio e di scoprire che cosa ci aspetta.
Dall’altro c’è la nostalgia di casa, la paura di non riuscire a tornare e di imbattersi in qualche cosa che è più grande di noi.

Tutto questo ogni volta mi crea agitazione devo dire, non sono mai tranquillo durante i primi passi, fino a quando la testa non smette di pensare.
 Ho sempre creduto che il cervello fosse il miglior amico e allo stesso tempo il peggior nemico dell’uomo, ma col tempo ho imparato a evitare di mettermici contro.
Infatti l’esperienza mi ha insegnato che per far ciò l’unica cosa di cui mi devo preoccupare è il presente e ciò che sta succedendo attorno a me, qui e ora.
Solo così riesco ad essere veramente in pace con me stesso e a gustarmi persino i momenti più delicati della vita, come quello dell’inizio di un viaggio.
Se cominciassi a pensare al mio passato o al mio futuro, alle mille variabili, alle situazioni che potrei incontrare e alle soluzioni possibili, sarei spacciato.
Primo perché sono in un ambiente troppo ostico per potermi permettere di riflettere su ogni minimo dettaglio.
Secondo perché rischierei di perdere il senso di ogni passo e i passi, soprattutto i primi, sono quei movimenti che gettano le fondamenta di ogni avventura.

giovedì 27 giugno 2013

Capitolo 1: In partenza

Sono da poco le sei del mattino ed io me ne sto qui, seduto al tavolo della cucina davanti ad una tazza di tè bollente appena fatto, in contemplazione.
Fuori le nuvole sembrano non voler lasciar passare nemmeno un raggio di questo sole primaverile,
ma fortunatamente il freddo gelido dell'inverno ormai se ne sta andando.
Mi piace vivere in montagna.
Ho costruito questa piccola casa molti anni fa, una casa piuttosto rustica, non di certo lussuosa, ma comunque intima e confortevole, dove tutto è ridotto all'essenziale; proprio come il mio modo di essere.
Forse è proprio per questo che anni fa ho preso la decisione di allontanarmi dalla gente, perché molto spesso la gente è in grado di crearmi tormenti e angosce, con i loro stili di vita stravaganti e senza senso, almeno per me.
Una volta dovevo essere davvero impazzito per riuscire a vivere la vita di tutti... ricordo ancora quanto erano frustanti le mie giornate. Non ho mai concepito una vita fatta di giustificazioni per poter tirare avanti, ma ho sempre creduto in un’ esistenza scandita da ritmi più naturali più dilatati e che meglio si mescolano col nostro spirito. Quella non era la mia vita.
Così eccomi qui, mentre sorseggio il mio tè, fatto con molta calma e senza fretta alcuna.

Il tè è finito, tra poco è ora di partire, ma prima mi preparo la sigaretta del buongiorno.
Un ultimo sguardo all'attrezzatura: tutto è a posto.

Adoro la mia casa, ma l'idea di partire mi entusiasma ogni volta!
Quando mi allontano dalla mia vita posso realmente capire quello che di importante c’è, in questo modo riesco ad imparare ogni volta a non dare per scontato ciò che mi circonda.

Infilo gli scarponi, carico lo zaino in spalle e mi preparo ad uscire.
Fra le fessure della porta in legno sento arrivare una strana sensazione di calore che comincia a pervadermi: sono i raggi del sole appena sorto...
Esco e richiudo quindi la porta dietro di me, mi volto e passo dopo passo comincio ad incamminarmi verso un sentiero destinato a perdersi in mezzo al bosco.
Finalmente si parte per un altro viaggio, un'altra fatica, un'altra conquista. Con l’eterna consapevolezza che prima o poi tornerò a casa mia. Alla mia vita!

giovedì 20 giugno 2013

Dammi la mano

"Voltati per favore, non ce la faccio più! Da qui avanzare è impossibile per me se non mi dai una mano...non siamo da soli, insieme so che ce la possiamo fare!"

Finalmente sembra esser arrivata l'estate e domani in teoria comincia ufficialmente, anche se soltanto 20 giorni fa c'era un clima più autunnale che altro. Io adoro il caldo, mi riscalda e mi mette di buonumore, anche se inevitabilmente stronca un po' le mie forze.. ma per questo hanno inventato gli integratori di potassio e magnesio!

Veniamo al dunque...di cosa parliamo oggi? Beh, partiamo dalle poche righe iniziali... per chi non lo sapesse e per i nuovi lettori sono un appassionato dell'arrampicata, ultimamente apro i miei post raccontando una situazione proprio all'interno di questo contesto, situazione contestualizzabile però non solo nell'arrampicata, ma anche nella vita di tutti i giorni! E' proprio la quantità immensa di analogie tra le due cose che rendono affascinante quello che è diventato in breve tempo il mio sport preferito.

Torniamo quindi all'argomento di oggi: dammi la mano.
Fino ad ora ho parlato sempre e solo di percorsi individuali, di gratificazioni individuali e di problemi e ostacoli individuali.
Vuoi un po' per come stava andando la mia vita, vuoi un po' per la mia indole personale, non mi ero mai accorto di una cosa: a volte è davvero fondamentale saper di poter contare sull'aiuto di qualcuno nei momenti di difficoltà maggiore.
Se poi questo aiuto diviene reciproco è una cosa meravigliosa, perchè nella vita non è detto che dobbiamo sempre affrontare tutto da soli, a volte ci si può concedere di affrontare i periodi neri in due cavoli, periodi che altrimenti riuscirebbero a segarci le gambe.
La sensazione di condividere un momento di fatica giova un sacco al nostro stato d'animo e poi, diciamoci la verità, è un qualcosa che lega due persone ancor più nel profondo, perchè entra in gioco un sottile e tacito accordo chiamato "fiducia profonda".
Se non ti fidi poi tanto di qualcuno costui non ti potrà mai aiutare... ma se ti fidi hai fatto la tua conquista più grande.
Affrontare le cose in due vuol dire unire le proprie forze, intuizioni e abilità, pianificare nuove strategie partorite da due menti che per forza di cose lavorano in modo diverso, vuol dire quindi sapersi ascoltare e saper comunicare, dote che oggi sembra sempre più rara.
Tutto questo con un unico obiettivo comune: risolvere quel preciso problema non più da soli, ma in due, per uscirne più uniti, più forti e, perchè no, più completi di prima. 

"Sentire di aver contribuito alla conquista della cima mi fece versare una lacrima di gioia. Mai come prima di allora il sole al crepuscolo mi scaldò così tanto il cuore. Era una sensazione meravigliosa, avevo compiuto qualcosa che da solo non avrei mai potuto immaginare di fare. E invece ero lì, in piedi sulla cima, ad osservare la piccolezza del mondo dall'alto assieme a te. Una nuova sensazione si era insediata in me: non ero più orgoglioso soltanto di me, ero orgoglioso di noi. Non mi sentivo più invincibile da solo, sapevo di avere dei limiti che potevo superare soltanto con te.
Perchè soltanto con te sento che siamo davvero inarrivabili. Non più io, non più tu, ma noi."

giovedì 13 giugno 2013

Ci siamo.

"Pochi appigli, poche forze, un insieme di fattori non ti hanno permesso di arrivare in forma, ma cosa importa, ormai le energie si stanno solo esaurendo, spero solo di resistere fino alla prossima sosta."

Ci siamo, eccoci qui in un momento, come direbbe qualcuno, "strapiombante". Un insieme di fattori, ognuno dei quali all'inizio era quasi invisibile, ma adesso sta diventando sempre più insopportabile, sempre più pesante e in grado di stancarmi mentalmente e fisicamente.
Soste non ne vedo, sono settimane intensissime in cui il tempo per ciò che mi fa stare bene sembra quasi non esistere.
Concerti, serate, poche mattine per stare a letto e tanto lavoro.
Non si può dire che non sia un periodo intenso e dal quale deriveranno soddisfazioni, di certo è capitato proprio quando avrei bisogno di pensare ai cazzi miei.
In altre parole, di sostare.

martedì 28 maggio 2013

Mancare la presa

"Quella salita si stava dimostrando impossibile... eppure il giorno prima ero arrivato più in alto. Cosa mi sta succedendo? Com'è possibile peggiorare così? Provo a resistere, ma la fatica sta diventando insopportabile... non ce la faccio più. 
Contraggo i muscoli, punto i piedi, tengo la presa con la mano sinistra, stacco la destra dalla pietra e mi lancio... ma manco la presa... sto cadendo nel vuoto."

Alle volte ci sono situazioni e difficoltà che non riusciamo a risolvere, vuoi perchè il nostro stato psico-fisico non è al 100%, vuoi perchè effettivamente in quel momento sono al di fuori della nostra portata.

Nel primo caso il nostro corpo ci sta mandando dei chiari segnali: deve riposare. Quando siamo stanchi non solo il nostro corpo è affaticato, ma anche la nostra mente, così se uno evade dalla fatica fisica, quell'altra evade da quella mentale. Dobbiamo riposare, ricaricarci, andare a letto prima la sera e piuttosto svegliarsi un'ora prima la mattina, questo perchè il nostro corpo dorme meglio con la presenza della luna, basta provare andare a letto alle 10 svegliandosi alle 4 ed il giorno dopo alle 1 svegliandosi alle 7. Stesso quantitativo di ore, ma due risvegli completamente diversi.

E' poi importante fissare un momento della settimana in cui dedicarsi all'ozio. Si, proprio così. Dovremmo concederci un paio d'ore di nullafacenza totale alla settimana, perchè non fare nulla ha un effetto benefico per la mente, è il suo momento di riposo in cui però dobbiamo staccarla completamente da ogni pensiero. Quindi scegliamo un posto che ben si colleghi con il nostro io, che sia la propria camera, in riva al lago, un posto di montagna, che sia da soli, sdraiati in silenzio o con la musica, o con una persona che sia in grado di far scollegare la nostra mente dai soliti pensieri.

Nel secondo caso invece il meccanismo che dobbiamo impegnare è diverso. Dovremmo pianificare un "allenamento" che ci porti ad ampliare e a migliorare le nostre potenzialità per poi superare il momento di difficoltà al meglio. Non esistono ostacoli insormontabili, ma non siamo su un sentiero strettissimo dove siamo costretti a superare ogni singolo ostacolo per accedere al successivo. La vita, al contrario, è un intreccio di sentieri e questo ci permette di proseguire e di ritornare sui problemi in un secondo momento, salvo casi particolari ovviamente. Cerchiamo quindi di capire se qualcosa è troppo al di là delle nostre possibilità attuali, se sentiamo di potercela fare o se abbiamo la sensazione di doverci preparare meglio per affrontla. Le cadute, come quella accennata ad inizio post, possono avere effetti positivi, voglia di riscatto, maggior consapevolezza della difficoltà, ma possono anche avere effetti disastrosi, come l'abbattimento morale, lo scoraggiamento e la paura. Tutto dipende dall'indole del soggetto e dal suo stato d'animo in quel momento.

"Tornai su quel passaggio mesi dopo. Migliorai la mia dieta, mi allenai giorno dopo giorno senza mai mollare. Soltanto la domenica mi concedevo una passeggiata tranquilla immerso nel verde del bosco, tornando poi la sera a casa dalla mia famiglia e stando seduti a tavola per cena, ridendo e scherzando con loro come non facevo da tempo. Stavolta ero decisamente più riposato, più pronto, mi sentivo in grado di poter scalare quella via con le sole braccia. Inutile dire che non lo feci, ma stavolta arrivai fino in cima... ed in quel passaggio, dove caddi la volta scorsa, stavolta la mia presa era forte e solida."

martedì 21 maggio 2013

Piccoli passi

E' sempre così nella vita, passi i primi anni di vita ad apprendere una quantità enorme di informazioni, i primi mesi in cui svolgi un'attività a fare progressi stratosferici, i primi periodi in cui ti dedichi ad una passione a migliorare a vista d'occhio.

Mano a mano che il tempo avanza invece arriva quel giorno in cui ti svegli e ti rendi conto che ora i passetti sono davvero piccoli, si avanza con gran fatica e si può lottare anche per mesi e mesi per avanzare solamente di un centimetro...

Oggi pensavo proprio a questo ed ho capito che in realtà il motivo è abbastanza palese.
Prendiamo per esempio la pressione sonora, misurata in decibel (dB).
Per passare da 1dB a 2dB di pressione sonora basta più o meno un profondo respiro, che qualche volta non si riesce nemmeno a percepire se ad una distanza superiore ai 5 metri.
Ma per passare da 150dB a 151dB non basta aggiungere un respiro al frastuono che già c'è... i decibel più crescono e più si allontanano fra di loro, rendendo sempre più difficile alla pressione sonora passare dallo step precedente a quello successivo.


Mi sono reso conto che un sacco di cose nella vita funzionano proprio così, per questo si deve imparare al più presto a riconoscere le piccole soddisfazioni, i piccoli passi, e lo si deve imparare proprio quando la salita comincia a farsi più ripida, quando il nostro viaggio è cominciato già da diverso tempo e ci sta ponendo davanti a noi complicazioni ben diverse da quelle a cui siamo stati abituati in incipit. Ecco perchè mi sento di sconsigliare l'abituarsi alle cose, meglio riservarsi un po' di malleabilità in questa vita.

Tornando a noi, se non impariamo a vivere di piccoli traguardi e a riconoscerli nella nostra vita, i viaggi diverranno interminabili, logoranti, e la voglia di mollare la presa sarà sempre superiore a quella di continuare.

Ognuno di noi prenda ad esempio la situazione che sta vivendo e getti uno sguardo dietro di sè, su tutto il cammino affrontato fino a quel momento, partendo proprio dall'inizio. Fatto ciò torni con la mente al presente, pensando al passo che ha appena compiuto, un solo singolo passo che gli è magari costato un anno di lavoro e fatica. Ebbene sembra incredibile, ma in realtà questo passo ha decisamente più valore di tutti i passi compiuti fino a quel momento, perchè è il simbolo della nostra tenacia, non è solo progresso, ma è vera e propria crescita, la quale basta da sola per consolidare una sensazione di "aver fatto bene".

Può darsi che non sia stato un buon passo, può darsi che non sia riuscito al meglio, ma è pur sempre un passo, un movimento in avanti che non possiamo ignorare, perdendoci inutilmente in pensieri come "avrei potuto farlo meglio, so che avrei saputo farlo". E' stato fatto? Bene! Ora è già il momento di proiettarsi in avanti, di pensare al gradino successivo, in questa vita non c'è tempo a sufficienza per seguire tutti i sentieri che vorremmo, figuriamoci per ripercorrere i nostri passi!

Ad ogni modo credo che questo sia un punto cruciale con cui ognuno di noi si scontrerà prima o poi, inevitabilmente.
Ed è proprio su questo punto che si riconoscerà chi è destinato ad arrivare in cima e chi invece continuerà a vagare inutilmente ai piedi della montagna.

domenica 5 maggio 2013

L'hai sempre saputo...

"Hei... Tu che guardi oltre i miei occhi, cosa stai cercando? Io ho bisogno di sapere.. Sto cercando risposte che non puoi darmi? Io ne ho bisogno.. Ho bisogno di credere in qualcosa, ho bisogno di sogni che prendano vita dentro questo corpo senza fiato... Ho il mio passato, ognuno di noi ne ha uno.. Spesso questa cosa non piace alle persone, ma tu non sei una persona qualsiasi.. Non saresti qui seduta davanti a me tenendomi la mano altrimenti. A che cosa pensi? Ti prego dimmelo.. Io sono qui ora per te.. Raccontami ogni cosa perchè è questo il nostro momento. Forse il domani ci scivolerà via dalle mani.. Forse il vento vincerà sul fuoco che arde fra le nostre mani.. Ma se mai dovesse accadere voglio che ogni notte possa essere il nostro ultimo ricordo. Perchè i tuoi occhi non si spostano da me? Perchè le tue labbra non si schiudono nemmeno un istante? Le mie orecchie non stanno sentendo alcuna risposta.. Sentono solo che una montagna sta crollando.. La senti anche tu? É il mio cuore..... Hei, sembra che tu l'abbia percepito.. Ma come ci riesci? Adesso mi stai stringendo forte a te.. Mi manca il respiro, ma non mi voglio liberare da questa eterna sofferenza.. Non mi voglio liberare.. Voglio che tu mi incateni a questo tavolo, qui, nella nostra casa. Quanti sacrifici hai fatto per me? Tanti mi stai dicendo... Mi aspettavi la sera, quando non mi vedevi rincasare presto e facevi finta di dormire quando sentivi la mia chiave aprire la nostra porta.. Ma io? Io cos'ho fatto per te? Finalmente schiudi la tua bocca... Le tue parole squarciano la mia pelle.. Sono lame gelide che sembrano bruciarmi ad ogni taglio... Le tue parole... Sono sempre rare, come le pietre più preziose... Hanno raggiunto il mio cuore sai? Si che lo sai.. L'hai sempre saputo... Ora posso finalmente riposare... Hai dato risposta a tutti i miei dubbi... E adesso mi accogli, accarezzandomi la testa, qui sul nostro letto... Quel calore pieno di morbidezza mi fa sentire nel mio rifugio... E avevi ragione, le parole non servono... L'ho sempre saputo..."

sabato 4 maggio 2013

Paura di cadere

Dopo quell'ultimo sforzo... in cui i pensieri si scollegano dal razionale per svanire, per volare chissà dove... lasciando spazio solamente alla fatica che precede il finale... è in quell'ultimo movimento che si concentra tutto. Tutto si decide in quel preciso istante. Il successo. Il fallimento. 

Senti il respiro nella testa, ogni grammo di aria è fondamentale per la riuscita. 
La vene si riempiono di sangue al ritmo impazzito del cuore.
Tutti i muscoli sono in tensione, i nervi tesi per la precisione assoluta.
L'istante in cui ogni cosa è perfetta, come l'assenza di pensiero.
Ed ecco lo slancio... le poche energie rimaste si esaurisono in un batter d'occhio, un urlo esplode per liberare l'immane dolore che si è accumulato lungo tutto il viaggio, movimento dopo movimento.

L'hai afferrato, l'appiglio, è ora nella tua mano. Lo osservi, come se per tutto il tempo fosse stata la cosa più importante della tua vita, sebbene tu fino a qualche istante prima non lo vedessi nemmeno.
Ti issi, il respiro comincia a rallentare, ti riappropri dei tuoi pensieri.
Tutto torna lentamente a posto, ma non il cuore. Lui continua a battere impazzito, le pulsazioni aumentano sempre più fuori da ogni logica, perchè una sensazione di appagamento e di soddisfazione infinita prende vita in quell'istante dentro te, per esser poi trasportata in tutti i punti del tuo corpo da insistenti scariche elettriche di adrenalina. 

Ora puoi restare sdraiato, riposare le tue membra così stanche, ma il recupero sarà estremamente veloce. Sarai finalmente in grado di percepire il vento che ti accarezza la pelle, il sole che ti scalda il cuore e di gustarti il profumo e la dolcezza dell'aria che si respira quassù... 
perchè più si sale verso l'alto, più ti renderai conto di quanto poco potevano vedere i tuoi occhi da laggiù in basso...
E sai qual è il bello, uomo?
Che arriverà un giorno in cui non avrai più nessuna paura di cadere.

domenica 28 aprile 2013

Difficoltà

Mi sto accorgendo che arrampicare è sempre più simile alla vita, perchè l'unico momento in cui ti puoi davvero riposare è dopo esser arrivato in cima alla vetta. 
Durante la salita ciò non è contemplato, al limite puoi solo imprecare.
Ogni appiglio che sembra buono in realtà è lì solamete per dirti "non adagiarti troppo sugli allori, le energie prima o poi finiscono."

Per come la vedo io si hanno solamente due possibilità, o cercare di afferrare sempre l'appiglio successivo nella speranza di arrivare in vetta (e prima o poi ci si arriva) oppure lasciarsi cadere rovinosamente nel vuoto, decretando la parola fine al nostro viaggio.

In questo caso la sconfitta è pesantissima, perchè si parla di sconfitta con se stessi.

Per questo è importante ragionare bene prima di cimentarsi su una via, capire se si è pronti e abbastanza forti e resistenti per affrontarla. 
Se non lo si è fatto e ci si accorge di esser in grave difficoltà l'unica cosa che ci resta da fare è stringere i denti. 
Alla fine, dopo il riposo, ci si accorgerà di non essere morti per della semplice fatica, ma al contrario di esserne usciti più forti, molto più forti.

domenica 21 aprile 2013

Accettazione

Ci sono molte cose della nostra vita che possiamo cambiare.
E dobbiamo impegnarci per cambiarle in meglio, sempre.
Su molte altre invece non abbiamo il benchè minimo potere.
Dobbiamo imparare ad accettarle, le persone, gli ambienti ostili, gli eventi.

Solo imparando ad accettare serenamente tutto ciò potremo vivere più in equilibrio con il mondo che ci circonda. 
Al contrario, rischiamo di fare del male continuo al nostro spirito.

sabato 13 aprile 2013

Felicità

Una leggera brezza che ti accarezza e ti avvolge,
quel breve momento in cui non ti senti più in un equilibrio precario,
ma ti gusti quella sensazione che niente e nulla ti potrà far mai cadere.


Bisogna far tesoro di questi momenti, assomigliano quasi ad una sigaretta
perchè sai che finiranno, ma proprio per questo devi assaporarli senza riserva alcuna.
Come se non esistesse un domani.


Eppure non serve molto per essere felici...
Una vincita di soldi?
Soddisfazioni sul lavoro?
L'auto nuova?


No, assolutamente nulla di così effimero.

La felicità, almeno dal mio punto di vista, arriva proprio dalle persone attorno a noi.
Arriva quando ti rendi conto di quanto puoi essere fondamentale per alcune di loro,
ma soprattutto arriva quando senti che nulla è più bello dell'Amore.


"E tu, questa montagna, l'hai scalata, con la fatica e il sudore, di giorno e di notte, al caldo e al freddo...
ma ora che sei finalmente arrivato in cima, siediti e gustati il paesaggio."

sabato 6 aprile 2013

Memento Mori

“Memento Mori”… ricordati che si deve morire.

Dovremmo forse riordinare le cose di tanto in tanto e potremmo farlo partendo proprio dalle parole, da quelle parole che possiedono una forza immane, capaci di spaventare anche l’uomo più freddo di questa terra.

Non è forse il caso di cominciare a riordinare i nostri pensieri?
Le nostre priorità nella vita?
Distinguere i problemi reali da quelli fittizi?
Si.
Dovremmo, ma non lo facciamo ancora.

“Siamo un secondo nel tempo,
gli ultimi della fila di prede che vaga su questa terra,
dove il bene ed il male si uniscono.”

Mi torna alla mente questa strofa di una canzone a me molto cara…
Mi ricorda che nella vita il tempo è davvero poco e che esiste soltanto una cosa di cui dovremmo realmente preoccuparci; invece il modello di società mondiale che si è creato ci riempie la testa di cose inutili, svuotandoci il cuore…
ci uccide ancor prima che arrivi il nostro ultimo e gelido inverno.

Il momento che una volta ci sottraeva ogni conquista fatta nella vita terrena è diventato quello in cui finalmente ritroviamo la pace nel mondo dentro di noi. Non è forse così?

Si, e allora è il caso di riprendere la nostra consapevolezza della vita, di renderci conto che esiste una visione più globale delle cose, perché quello che vedo fare da molti non lo si può chiamare vivere, lo si può considerare un dare un peso sbagliato alle priorità sbagliate.

Riappacificarsi con se stessi, riordinare la propria vita, svuotare la testa e riempire di nuovo il cuore.
In altre parole, rinascere.

Per me è questo il significato delle parole “Memento Mori”.

lunedì 25 marzo 2013

Cry

Una canzone, una sola e semplice canzone, di uno dei miei gruppi preferiti, i Conception, con alla voce un cantante da cui ho imparato molto e che stimo all'infinito per la passionalità che mette nel suo canto così armonioso, particolarità che lo rende secondo me unico sotto ogni punto di vista.

Roy Khan però non è solo un grande cantante, infatti secondo me ha scritto alcuni testi a dir poco meravigliosi, poetici, ma al tempo stesso immediati. Proprio per questo mi capita di frequente (e potrebbe capitare anche a voi...) di ritrovarmi immediatamente nelle sue parole, elemento fondamentale perchè esse possano arrivare in fondo, dove poche persone riescono.

Vi lascio quindi con "Cry", di seguito il testo e più sotto il video per poter ascoltare la canzone.

Non lasciatevi ingannare dal titolo, non è per niente un testo malinconico.
Qui infatti si parla di amore, di "lacrime" calde che scendono per la gioia, le quali seguono le guance... il collo... il petto... per arrivare dritte al cuore... per tornare dove esse sono nate.

Cry

You are everything I would
you are found in what I do
as the moon passes slowly by
we say our words and then we cry
a little bit 'cause we do belong

The dark seems so bright tonight
keep me close, keep me warm
the stars cast a mellow light
enough for a rose, a rose to be born

Who can say, if you remain my dear
who can tell, if you will always care
but you know that I'm around to comfort you
and play the clown so you can laugh
'cause we do belong

The dark seems so bright tonight
keep me close, keep me warm
the stars cast a mellow light
enough for a rose, a rose to be born

Cry your tears of joy,
cry a tear for you and me
and everything we are

The dark seems so bright tonight
keep me close, keep me warm
the stars cast a mellow light
enough for a rose, a rose to be born.

sabato 23 marzo 2013

Terribile illusione

E se l’oscurità prendesse il sopravvento?
Se perdessimo il lume della ragione, la morale, il buon senso, il bene?
Cosa ne sarebbe delle nostre vite?
Eppure il confine tra bene e male, tra amore e odio, tra ragione e pazzia, è una linea sottilissima, tutto fuorchè invalicabile. Siamo composti di bianco e nero, in ognuno di noi è presente sia l’uno che l’altro in ugual misura.
Vi credete puri di animo? Pensate allora a cosa fareste se qualcuno mettesse a rischio la vita della persona che amate di più. Porgereste a quest’essere l’altra guancia? Lo perdonereste? Io non credo. Pensateci.
Viviamo in un mondo fatto di opposti e di sottili sfumature che stanno nel mezzo, dove il bene genera bene ed il male genera male. Non si parla di credenze religiose, di filosofie di vita, ci sono situazioni che fanno venir meno tutto ciò, compromettendo equilibri dei quali ci lodiamo grandi profeti ogni giorno.
Se ancora credete fermamente che la cosa non vi tocchi e pensate di essere stabili come una montagna in coscienza vostra, allora fareste meglio ad osservare l’enorme vuoto che si cela sotto la labile corda su cui state passeggiando.
Siamo ciò che siamo, bestie in lotta per la sopravvivenza. Ed è inutile negarlo.

sabato 16 marzo 2013

Relax

Se ti accorgi che rilassarti, chiudere gli occhi con una leggera musica orientale di sottofondo e lasciar andare ogni pensiero fuori dalla testa, è diventato difficile, fastidioso, forse dovresti rallentare.
Forse hai chiuso la porta alla tua anima, forse le mille corse di ogni giorno le impediscono di starti dietro... corri troppo veloce per lei.
Ad un tratto ti senti estraneo guardandoti allo specchio, senti che ti manca qualcosa, senti che non tutto è in ordine.

Allora prenditi un po' di tempo per farlo. Chiudi gli occhi.
Riascoltati, non pensare ai tuoi problemi, alle questioni irrisolte, alle tue paranoie.
Ricorda che i nostri problemi sono grandi soltanto se siamo noi a decidere che sia così.

Ci tengo ad aggiungere una cosa infine, smetti di preoccuparti in negativo sugli aspetti della vita, comincia ad occupartene in positivo.
Quando devi far crescere una piantina non te ne stai fermo ad osservarla preoccupato, distaccato, pensando a cosa potrebbe succedere se dovesse venire una tempesta.
Ci metti anima e corpo nel proteggerla, con degli spaghi ed un pezzetto di legno la raddrizzi quando vedi che comincia a storgersi, ti prendi cura di lei e non pensi ad altro.
Perchè allora non fare lo stesso con i tuoi rapporti più cari? 
Le persone a te vicine sanno ascoltarti, sanno darti energia vitale, ti percepiscono e vivono anche loro in qualche modo in funzione di te, di ciò che hai dentro.
Qui non si parla di cambiare il proprio punto di vista, mi sono reso conto che questo lo possiamo fare in relazione ad eventi, situazioni, tutto ciò che è esterno... ma quando si parla di noi stessi e delle persone, il concetto si trasforma, si è fermi ad un bivio e si devono fare delle scelte su quale sentiero da imboccare. Sono scelte importanti, capaci di modificare l'andamento della propria vita una volta per tutte.
Non sprechiamo quindi queste occasioni, sediamoci per un attimo a riflettere, chiudiamo gli occhi e prendiamoci il tempo che ci serve.
Ad un certo punto sentiremo che tutto sarà diventato molto più semplice, come per magia...
bene, adesso puoi riprendere i tuoi passi.

mercoledì 13 marzo 2013

Il peso di una parola

Esistono parole che sono leggerissime,
delle quali ognuno di noi ne ha la testa piena.
Sono quelle dette da persone che nella vita sanno solo parlare,
le cui azioni però esistono solo nel loro immaginario.


Esistono poi parole mai dette, solo pensate,
come quelle di chi non ha coraggio a sufficienza per dirle,
come quelle di chi ha paura delle conseguenze,
come quelle di chi non conosce il proprio reale valore.


Esistono poi parole che pesano come macigni.
Quelle parole che vengono dette dopo che si è agito, e non prima.
Quelle parole che hanno una forza infinita,
capaci di abbattere qualsiasi barriera, qualsiasi confine,
perchè in esse si sprigionano tutti i nostri pensieri più veri,
li stessi pensieri che ci hanno prima mosso e,
soltanto poi, fatto parlare.

venerdì 8 marzo 2013

Riprendere i propri passi

Ci sono momenti in questo sentiero, che è la vita, in cui devi fermarti e osservare bene ciò che ti sta intorno, addentrarti nel bosco, se necessario, per capire, per giungere al vero significato delle cose.
Certo, è pericoloso, potresti perderti e non ritrovare più la strada che stavi percorrendo, la tua strada, e qui non esistono fili che puoi lasciar dietro te, tanto meno briciole da seminare, ma d'altronde la vita intera si può dire che è un continuo rischiare, mettere in gioco le proprie certezze, giocando senza difese.

Mi viene in mente una lezione di arti marziali che feci tantissimi anni fa...
Ricordo il mio maestro, una persona eccezionale nella morale e nell'animo, che mi guardò e mi disse: "Sai Simo, prima di entrare in palestra, o comunque nelle prime lezioni, per te un pugno era soltanto un pugno. Poi hai dato il via al tuo studio interiore, hai capito la tecnica, la perfezionerai sempre di più, capirai come scaricare tutta la tua forza in un colpo solo e ne studierai le varianti. Ti accorgerai che non sarà più un pugno il tuo, ma una tecnica... fino a che tra qualche anno ripenserai a oggi e capirai che il tuo pugno sarà tornato ad essere un pugno."

Il concetto è lo stesso, a volte deviare per qualche decina di metri non vuol dire perdersi, ma tornare sui propri passi con una maggior coscienza di ciò che siamo e di ciò che possiamo realmente dare.

giovedì 7 marzo 2013

Essere se stessi per crescere

E' una frase abusata e stuprata ormai "sii te stesso". 
E' diventato un modo di dire e, come tutti i modi di dire, quando li sentiamo non ci diamo più quel peso che invece dovrebbero avere.
Trovo che dietro all'essere se stessi in realtà si celi il vero segreto della nostra crescita interiore, della nostra maturazione, l'unica via per diventare unici, speciali, autentitici.
Ma adesso scendiamo un po' più nel profondo, proprio come piace a me. Molte persone si fermano quasi sempre alla superficie delle cose ed in questo caso direbbero "basta comportarsi con naturalezza". Io proprio non ci riesco, devo riflettere su ogni cosa fino a spremerne fuori tutto il possibile.
Cosa vuol dire esser se stessi? Dopo giorni passati a pensarci sono giunto ad una mia conclusione.
Io credo che lo si sia quando cominciamo a vedere che agiamo secondo le nostre emozioni, lasciandole uscire liberamente, come se le nostre azioni fossero semplicemente una porta sempre aperta che ci permette di esprimere la nostra essenza, senza timori nè vergogna, solamente con la voglia di agire di istinto, di parlare di istinto, collegando direttamente la nostra anima ai fatti, alle parole.
Sono d'accordo che poi esistono situazioni che richiedono più fermezza, meno impulsività e più introspezione, ma anche lì dovremmo imparare più ad ascoltare il nostro cuore, l'origine di tutto il nostro stato emotivo, piuttosto che la nostra testa, troppe volte condizionata da stereotipi dettati dalla società. Senza nemmeno accorgercene creeremo invece un archetipo, a cui nessun'altro al di fuori di noi potrà arrivare.

martedì 5 marzo 2013

Il Cambiamento

Questione spinosa quella del cambiamento.

Non per tutti viene vissuto in maniera positiva, anzi c'è chi guarda al cambiamento con il timore di perdere quella solita "vecchia strada", ma per quello che mi riguarda cerco sempre di trarne il massimo beneficio da questa situazione, andando anche spesso a ricercarlo da me.
Infatti molte volte sono scelte che partono proprio da qui, ma in tal caso mi adopero al meglio per poter esser quasi certo di trarne poi dei vantaggi.
Questo periodo che sto vivendo è caratterizzato da questo tipo di cambiamenti, scelte che mi hanno portato al rinnovo di alcuni punti del mio percorso che secondo me potevano essere migliorati.
Credo sia importantissimo per noi essere alla continua ricerca del migliorare la nostra vita.

Se da un lato poi ci sono le persone restie al cambiamento, all'altro estremo troviamo quelli che ne fanno quasi una filosofia di vita. Gente inconcludente, che accende passioni ed entusiasmi nelle più variopinte attività, ma che si rivelano poi tutti fuochi di paglia. Gente che ogni volta dice di voler ripartire da zero, perchè è solamente quello il punto in cui per un attimo si sentono in linea il proprio valore, destinato a non crescere mai.

Come in tutte le cose, ancora una volta, io amo l'esatto equilibrio fra le due cose, perchè se da un lato "cambiare" vuol dire pepare un po' la nostra vita, metterci ancora una volta alla prova, dall'altro non dobbiamo dimenticare che ci sono pilastri solidi da costruire e da preservare, perchè poi tutta la forza e la resistenza della casa che ci costruiremo attorno dipenderà esclusivamente da essi.

sabato 23 febbraio 2013

No Leaf Clover

A volte nel corso di un lungo viaggio è necessario voltarsi, guardare da dove tutto ciò è partito, il punto d'inizio esatto. E' opportuno ricordarsi che ogni cosa che siamo, che abbiamo voluto e che vogliamo, è partita proprio da lì.
E pensare che in quel momento non ci pensi proprio per niente... non capisci il significato di quell'istante, non ne comprendi l'immenso potenziale e nemmeno immagineresti possa diventare come le fondamenta di una casa, dove tutto ciò che viene costruito dopo ruota intorno ad esso.
La cosa che trovo straordinaria è che ognuno ha il suo momento... proprio per questo poi ognuno percorrerà una strada diversa, insostituibile, speciale, unica.
Ma credo esista un elemento in comune per tutti: questo attimo, così fortuito, fa breccia nel cuore come fosse una freccia, la quale una volta impiantata non si staccherà mai da lì.
Perchè, se vogliamo rendere magnifica la nostra meta, il nostro viaggio va percorso più con il cuore che con la mente.

Un CD sfilato per caso dalla collezione di mio fratello, un caldo pomeriggio d'estate e la mia matita che smise di scrivere nell'immediato, non appena questa melodia cominciò a sprofondare lentamente, secondo dopo secondo, dentro la mia anima.
Aver chiaro che a distanza di 12 anni quello fu il mio punto d'inizio è stupefacente, bizzarro è invece aver scoperto solo ora che il testo di questa canzone parli esattamente di quello che questo viaggio mi ha riservato fin'ora e, presumo, di quello che questa vita ha ancora da offrirmi per molto, moltissimo tempo.

No Leaf Clover (Metallica)

giovedì 21 febbraio 2013

La proposta della Provincia "La settimana corta"

A Verona vogliono istituire la settimana corta nelle scuole, ovvero lezioni solamente dal lunedì al venerdì. A chi va il "merito" di questa geniale idea? A quello che in modo decisamente lusinghiero chiamiamo servizio di trasporto pubblico veronese, insomma, all'ATV. I tagli della regione non gli consentono di "mantenere" i servizi speciali per le scuole... o almeno questa è la loro giustificazione. Si perchè in effetti di entrate, a parte quelle di biglietti/abbonamenti salatissimi (un esempio? andata e ritorno da Castel D'Azzano a Verona €5,60, con l'equivalente in gasolio vado fino a Vicenza senza problemi e ne avanzo), a parte quelle delle multe per sosta negli stalli blu, a parte quelle derivanti dai loro parcheggi in centro, a parte tutte queste "misere" entrate, altre non ce ne sono. Eppure in Inghilterra ho saputo che il trasporto pubblico è sostenuto solamente dai soldi di chi acquista i biglietti e usufruisce del servizio. Magia? Si. Proprio come quella che vede un bilancio 2010 chiudere in attivo di 20.000€ e un bilancio 2011 chiudere in passivo di 3.200.000€. Eeee? E dove son finiti tutti sti soldi? Nella borsetta di Mary Poppins?? "MIGA BRUSCANSOLI!" come urlerebbe mio nonno, pace all'anima sua. 
E poi chiediamoci pure perchè la regione ha tagliato i fondi per il trasporto pubblico veronese mooolto più che non nelle altre città! 1 + 1 = 3 (?) 
Quindi, oltre ai tagli di corse dello scorso anno, oltre agli autisti dall'anima stronza, anzi stronzissima, presenti nell'organico aziendale, oltre ad autobus usciti direttamente dal dopoguerra (mi riferisco alla prima delle due mondiali, chiaro) senza riscaldamento e che inquinano più di una mototrebbia a cherosene, ci tocca pure di vedere "la settimana corta" scolastica.
Ben felici saranno gli studenti, i quali si vedranno liberare praticamente il venerdì sera. Già adesso la maggior parte di loro fa meno di un decimo di quello che dovrebbe fare, adesso che li tocca "la settimana corta" (ed "il weekend lungo") figuriamoci... Ovviamente non ce l'ho con gli studenti delle scuole medie e superiori, che poco pensano al loro futuro, ce l'ho con chi non li sa educare e disciplinare, ovvero i genitori dai metodi di educazione innovativa ("Ma si cara! Compriamogli un iPad per i suoi 12 anni, altrimenti poi si sentirà poco figo in classe! E poi viene sempre utile un iPad..." neanche fosse un manager di qualche multinazionale sto poro buteleto...) e la scuola, con professori che sempre meno hanno a cuore la loro professione e sempre più sono vittime dei già nominati genitori.
E se questo è il nostro futuro, allora siamo in una botte di ferro!
Aspetta che la riempio di birra, così almeno posso affogare cotanta tristezza nell'alcol...

lunedì 18 febbraio 2013

Maiuscolo o minuscolo

Ciao a tutti cari lettori, oggi voglio parlarvi di un pensiero nato nientepopodimeno che dal nostro carissimo e amatissimo Festival di Sanremo, il festival della canzone italiana. La cosa più incredibile è che la rispecchia proprio a fondo, compreso quel tratto caratteristico che ultimamente tutte le canzoni della musica leggera sembrano aver acquisito all'unanimità: il fenomeno meteora. Nel linguaggio radiofonico la meteora è una canzone che raggiunge un incredibile successo in poco tempo, ma fondamentalmente dalla vita breve, proprio come una meteora che entra nell'atmosfera del nostro pianeta, si sgretola e "decide" di cadere, che ne so, magari in Russia (ogni riferimento è puramente casuale). Si oggi ho deciso anche di abbandonare il solito modo di scrivere per adottare quello in stile "conversazione da bar", visto lo spessore dell'argomento che tratterò. Non preoccupatevi, in fondo in fondo anche oggi fornirò uno spunto di riflessione.
Torniamo a noi, o meglio, alle meteore.
Prendiamo il nostro caro Mengoni...che talento vocale ragazzi, penso che sia in grado di cantare qualsiasi cosa, è in possesso di una voce strepitosa, di un timbro che può piacere o non piacere, ma soprattutto di una grande capacità di cantare dal vivo con una grazia invidiabile. Eppure non arriva altro che la sua voce, come quella di tutti i cantanti con la "c" minuscola.
A chi mi riferisco?
A tutti coloro che scelgono la strada dello studio vocale per ottenere la capacità di sbalordire con il proprio canto. A tutti quelli che considerano più importante il proprio vibrato della propria intenzione, a tutti coloro che pensano più a quanto sia perfetta la loro intonazione che alla parola che stanno cantando.
Quando ascolto questi cantanti... beh mi sembra di vedere un quadro incredibile nella sua quasi-perfezione, ma privo di anima.
Lo guardo, lo ammiro, esco dal luogo dove si trova ed entro dieci minuti è già passato nel mio dimenticatoio.
Non di certo come quel Quadro, posto il più delle volte nell'angolo più nascosto, ricco di imperfezioni, sbavature, ma dallo stile unico e inconfondibile... perchè è proprio quel Quadro a piantare le sue radici nella tua anima, e da lì non se andrà più via.
Lo stesso per me vale per i Cantanti, quelle Voci che forse non sanno nemmeno cosa voglia dire esser dei "virtuosi", ma perchè a loro non interessa... non ne hanno neanche bisogno.
Loro sono quelli che sanno arrivare dove gli altri non sanno, sono i Cantanti con la "C" maiuscola, sono coloro la cui voce è solo un piccolo frammento rispetto a tutto quello che arriva ai nostri cuori quando li ascoltiamo.
Io personalmente penso che si possa definire un dono questo, un dono che la natura ci offre, ma credo anche che nel nostro percorso possiamo scegliere cosa essere, forse non in tutto, ma quasi.
Per esempio?
Beh, si può scegliere se esser degli Amici o degli amici, delle Persone o delle persone, dei Genitori o dei genitori.
Si può scegliere se Amare o amare, se essere Speciale per qualcuno o speciale per tanti.
Si può scegliere di non amare la perfezione nelle cose,
ma di fare il possibile per poter guardare ogni giorno quel Quadro, così imperfetto, così ricco di sbavature,ma dallo stile unico e inconfondibile.

sabato 16 febbraio 2013

Punto e a capo

A volte basta davvero poco per riordinare ogni singola priorità.
Una voce al telefono, spezzata, che ti riporta a capo.
Proprio come un punto.

Quell'istante prima...

Quell'istante prima...
...di dare un esame importante, sul quale sono stati investiti energie e tempo,
...di cominciare la prima giornata di lavoro presso la nuova azienda,
...di salire sul palco per suonare davanti ad un pub gremito di gente,
...di saltare dal ponte con solo un elastico legato ai piedi come sicura,
...di baciare la persona che ti piace, dopo una serata passata con lei,
...di tuffarti in mare da uno scoglio di sei metri,
...di scattare una foto, immortalando per sempre un frammento di tempo infinitesimale,
quell'istante prima di compiere qualsiasi cosa a cui teniamo troppo per vederla fallire.

E' incredibile come le emozioni più intense si scatenino in un solo istante, in quell'unico momento dove tutto è a nostro favore, tranne che i nostri pensieri, sempre così negativi sul nostro immediato futuro, sempre così assenti su quello lontano.
Eppure è proprio la nostra natura che dobbiamo ringraziare, perchè ci prepara alle delusioni con razionalità, ma soprattutto sa darci la possibilità di assaporare ogni dettaglio del nostro successo, 
per non dimenticarlo mai.
Perchè è proprio la nostra natura che sa scuotere così violentemente le corde della nostra anima e ci fa sentire insicuri, instabili, vivi.